domenica 9 dicembre 2007

Risolto il Cubo di Rubik

Di nuovo, e con intensità più coetanea e ventenne, si è abbattuta su di me una piccola ma pur sempre potente e dolorosa sventura sentimentale.
Dopo un paio di giorni passati a piangere ululando di giorno, con affianco la sola fidata amicizia del rotolo di cartaigienica, con pietosi tentativi di distrarsi guardando film d'epoca e di cultura, svegliandosi dopo ore davanti allo schermo in bianco e nero con la bocca aperta; dopo un paio di sere in cui certo non si pensa troppo ma si beve molto, si è giunti alla conclusione che è davvero in questi tempi di fredda solitudine della carne e dello spirito che si riesce a riflettere per bene su alcune questioni di assoluta non importanza.

E' giunta l'ora di sfatare la fuorviante e menzognera mitologia del romanticismo post-coitale.
1. Uno dei partecipanti o, nella maggior parte dei casi, entrambi, finirà prima o poi per correre in bagno a pulirsi. Nessuno riesce a dormire tranquillo con addosso quella sensazione di estraneità appicicaticcia, certamente intima e romantica, ma mai igienica.
2. Uno dei partecipanti o, nella minor parte dei casi, entrambi, si alzerà per frugare nell'armadio alla ricerca di un indumento brutto, largo, comodo e soprattutto rapidamente occultabile da indossare durante la notte. Se infatti, come sopraddetto, si fa parte di quella piccola ed un po' sfortunata minoranza che prende freddo facilmente e di conseguenza altrettanto velocemente si ammala, bisognerà stare attenti al piumone che così raramente capita di avere addosso, e considerare attentamente il fatto che a notte fonda i termosifoni non emettono calore, e che nessuno si prenderà la briga di rimboccarvi le coperte: risolte queste accortezze certamente non vi accadrà di rimanere senza voce per una settimana, con il naso gocciolante per due e in astinenza per tre (sì sa, il catarro non è un afrodisiaco). Ah ed un piccolo consiglio: per quanto alto sia il prezzo e per quanta lana e cotone e pizzi e nappe e rose e sete e rasi vi siano nessuna vestito da notte è contemporaneamente bello, funzionale, attraente, comodo e caldo.
3. Nella maggior parte dei casi non si fumerà mai con lascivo e goduto abbandono, avvolti tra lenzuola che ci piace immaginare di seta: molto spesso ad uno o ad entrambi i partecipanti (sopratutto al proprietario del letto utilizzato) non farà piacere svegliarsi tra nuvole di fumo anzichè in quelle di cuoricini e putti saggittari; come in molti altri luoghi è vietato fumare; come dopo pranzo la sigaretta negata al ristorante, allo stesso modo dopo l'amplesso si soffre parecchio a fumare nel freddo del balcone con una sgualcita magliettina addosso.
4. E poi, voi registi hollywoddiani, parigini ed anglosassoni, sarebbe ora di smetterla con i film sentimentali in cui l'apice dell'equilibrio e della serenità amorosa si raggiunge nel bacio mattutino - al risveglio dopo una lunga ed aerobica notte - che pare suggellare una continuazione, una sicura e confortevole promessa d'amore più o meno eterno. Ed invece no! Non è vero! Non ci si bacia appassionatamente la mattina dopo: l'alito di entrambi puzza troppo! Anche se nelle svariate scappatelle in bagno ci si può intasare di dentifricio la mattina seguente un profondo olezzo di morte acida giace in entrambe le bocce, appoggiato sui palati e adagiato sulla lingua: ci si potrà accontentare solo di un respiro affannoso e del patetico bacetto a labbra serrate.
5. Ed ancora: un appello a coloro che amano dipingere il risveglio come dolce e solare, dove boccoli biondi rotolano giù da cuscini di raso, e labbra socchiuse sospirano parole di felicità; dove ancora palpebre lisce si schiudono lentamente, e le ciglia sono solo il decoro di pupille delicate ed assonnate. Macchè! Cumuli di capelli arruffati, nessun segno di mollezza e ricciolitudine accennata tra una ciocca e l'altra: un'unica matassa informe che non lascia passare in mezzo neanche le dita. Le labbra secche, assetate, riunchiuse dalla bava persa di notte; palpebre e ciglia come cerniere lampo, annodate tra loro per il trucco rimasto ed un paio di cispi, grumi di correttore si annidano negli angoli e vedere è un'impresa impossibile.

In realtà, anche se afflitta da dolorosi ricordi e dolorose mancanze, in fondo non è poi così male, e se è un prezzo da pagare per la felicità precaria che tutto ciò determina, sono ben felice di spendere.

sabato 3 novembre 2007

Il petomane

Le biblioteche sono un luogo fantastico. In particolare, La Mia Biblioteca è un luogo fantastico. Ci vado da circa un anno; anzi fra poco potrò festeggiare con champagne e crostini tra gli scaffali grigi l'anniversario del mio primo incontro con la biblioteca T.. Ancora ogni tanto si trova qualcuno all'uscita che sostiene di non avermi mai vista, ma per i più sono una frequentatrice affezionata. Capita anche che, incontrando per caso altri bibbliotechini ad avvenimenti mondani, festaioli, e ben lontani dal rigido silenzio della sala studio, ci si metta ad inneggiare alla grande biblioteca T., trovandosi come raccolti e piacevolmente confortati da quell'affinità di luogo bibliotecario; comune denominatore che ad un occhio poco esperto potrebbe sembrare ben poco entusiasmante. Ed invece è molto entusiasmante, indistintamente rende partecipe di una cosa comune, come un matrimonio, insieme nella fortuna o sfortuna dello studente che compie più o meno diligentemente il suo dovere.
Ecco, nelle biblioteca, nella mia biblioteca T. ci sono ruoli prefissati, posti e sedie che tacitamente ci si accorda e si promette l'uno all'altro; direzioni di sguardi, passaggi serratissimi e misteriosi di pagine e di inchiostro; un groviglio di gesti apparentemente insignificanti, ma carichi di potentissime dichiarazioni.
Oggi una di queste divertentissime, intrattenenti dichiarazioni.
Come una biblioteca che si rispetti, anche la mia T., possiede una discreta fornitura di audiovisivi il cui ripetuto e prolungato prestito ha reso malconci ma ben funzionanti; si curiosava tra gli scaffali in uno dei tantissimo amati momenti di pausa, tra una sigaretta ed un caffè, e si giunge a trovare qualcosa di formidabile: "Il petomane" con Ugo Tognazzi. Essendo ben note le mie qualità meteoritiche tra le mie amichette, corro da una di loro sventolando la custodia del film, a rivendicare il mio orgoglio di scoreggiatrice finalmente elevate a dignità cinematografica e dunque artistica. Ridiamo insomma parecchio ed io mi accontento di riporre il film al suo posto, gioendo internamente per tanta ilarità italiana che manco "Guglielmo il dentone" con Alberto Sordi (spassosissimo, fantastico!) o "Niente di grave, suo marito è incinto" con Mastroianni e Catherine Deneuve. Seduta al mio tavolino con gli appunti sotto gli occhi comunico alla mia amichetta vicina l'esilerante scoperta, forse un po' troppo ad alta voce. Ma era progetto intimo qualcosa di ben poco innocente, ma anzi adattissimo alle biblioteche, conosciute anche come case d'appuntamento. Poco spostato di fronte a me sedeva uno dei tanti Uomini Da Biblioteca con cui ci si intrattiene di tanto in tanto, quando si vuole un attimo riposare gli occhi stanchi per il leggere, o mentre si scrocchia una mano intorpidita per la scrittura troppo frenetica; si hanno tre, quattro Uomini Da Biblioteca alla volta, quando si è fortunati possono anche essercene tre contemporaneamente - e in quei casi la concentrazione e lo studio diventano materia ben più difficile della Sintassi Generativa -, ma per lo più delle volte ci si può dedicare ad uno soltanto. Era dunque vicinissimo uno dei più amati Uomini Da Biblioteca, con cui si sono scambiati lunghissimi sguardi, sorrisi, ammiccamenti, palpitazioni, inseguimenti, segnali e quant'altro; tutto tranne che parole. E di questo un poco ci dispiace, più di tutto saremmo curiosi di conoscere per bene il suo accento meridionale, così ben accostato ai baffetti un po' all'antica e alle scarpe lucide di chi deve rigare almeno un po' dritto perchè si è a Milano e il padre sogna forse un futuro di soldi per il figlio partito appena ventenne...divagazioni. Insomma vi sono stati segnali d'ogni tipo, ventagli, parrucche ed incipriamenti molto liaisons dangereuse, ma ci si era sempre fermati ad un passo della comunicazione. Bisognava scovare qualcosa che permettesse un discorso indiretto, un messaggio di cultura, pace e affinità, qualcosa che trasmettesse la mia vivace simpatia di scoppiettante entusiasmo verso la vita e verso i suoi fantastici baffetti un po' mafiosi e verso i suoi occhiali con la montatura non poi tanto spessa, che lo rendono così simile ad un presentatore televisivo dei primi anni sessanta e soprattutto verso quel suo guardar(mi) tanto imbarazzato ed incerto ma in fondo così tenero e disperatamente erotico - sì, erotico, cazzo! Dicendo forte e chiaro con grasse risate di compiacimento: "Ah ho trovato il mio film! "Il petomane", con Ugo Tognazzi, meraviglioso" quasi certa che il segnale era stato recepito. Che poi io di Ugo Tognazzi abbia visto poco e niente, non importa, avevo già ripetutamente controllato i prestiti del Uomo Da Biblioteca e visto con sconcerto e preoccupazione spesso tra le sue mani film di Ingmar Bergman: lo immagino per questo tutt'ora molto colto ma pure un po' tristino. Dopo quasi tre ore di tira e molla, incontri di fronte alle macchinette delle merendine e altri scontri maldestri, lo si vede tornare trionfante al suo posto dopo una pausa talmente lunga che mi aveva suggerito addirittura un abbandono od una ipotetica fidanzata (prima regola all'interno della biblioteca con gli Uomini Da Biblioteca: la biblioteca è una zona franca). Porta con se due film appena presi in prestito, e con un'occhiata fintamente distratta eccolo, lo vedo, "Il Petomane" nella sua inconfondibile copertina blu. Lancio un sorrisetto d'intesa senza guardarlo, mentre anche lui spiega al suo vicino chi è l'interprete dicendo per ben tre volte, con tono crescente "Il Petomane, Tognazzi, Tognazzi, Tognazzi!"
Ah è grandioso come la mente umana sia capace di intendersi e di nascondersi e di gettare messaggi celati eppure così espliciti.

martedì 9 ottobre 2007

Ho sempre odiato quelli a cui piace "la tipa tosta".
Bleah.

lunedì 1 ottobre 2007

Naturalmente la volgarità sarà tutta "del nostro tempo", e tutta "intensamente italiana".

Per ora, per iniziare.